Buoni a nulla

La ricerca

Osservare e stare ai margini per capire cosa sta al centro della nostra società.
Guidati da questa idea, per 3 anni abbiamo fatto un percorso di conoscenza e avvicinamento alla vita delle persone
senza dimora nella città di Milano. Tra il 2019 e il 2021, la compagnia ha affiancato unità di strade composte da
psicologi, educatori e volontari che lavorano con persone che vivono questo fenomeno di espulsione.
Il metodo della ricerca si è articolato in tre momenti diversi. Una prima parte di osservazione partecipata, nella
quale tutta la compagnia ha accompagnato le unità di strada per un lungo periodo nelle uscite notturne nelle
strade del centro. Questo lavoro ha permesso di costruire relazioni di fiducia, altrimenti difficili da creare.
La seconda parte della ricerca è consistita nell’andare in strada a parlare con le persone senza essere inquadrati in
associazioni di volontariato, per provare a smarcarsi da una relazione di volontario-assistito. Infine, laddove possibile,
abbiamo condotto delle interviste con persone senza dimora, operatori e volontari ed esperti per cercare di
costruire un quadro più ampio che permettesse di leggere l’’homelessness come fenomeno sociale e non come
problema individuale.
I nostri pregiudizi sono andati in frantumi e, visti da vicino, abbiamo trovato molti punti di contatto con persone che
tendiamo a nascondere e cacciare dalle vie delle nostre città. I poveri oggi vengono invisibilizzati e stigmatizzati
perché costringono a fare i conti con le storture e i limiti di città sempre più esclusive e respingenti.

Lo spettacolo

Buoni a nulla nasce dall’incontro di Praxis con Giuliana Musso e Rosita Volani, direttrice artistica di Associazione
Olinda – Teatro La Cucina (ex ospedale psichiatrico Paolo Pini), che ci hanno accompagnato con cura e generosità
nella costruzione della drammaturgia e dello spettacolo.
Dalla ricerca sopra descritta, è scaturito uno spettacolo di narrazione nel quale si incarnano le voci, i silenzi, i corpi e
le emozioni attraversate sul campo.
Siamo alla fermata di un autobus che non sappiamo se passerà mai. Lo aspettiamo insieme a tre personaggi le cui
vicende intrecciandosi raccontano come un prisma la marginalità interiore e sociale di Milano. Un giovane studente
universitario della Bocconi, alle prese con gli ultimi esami prima della laurea. Una giornalista precaria di 30 anni,
affaticata dai ritmi cittadini, che ha deciso di fare volontariato con le persone senza dimora. E infine uno strambo
profeta, che maledice la follia che domina la città e offre a tutti una via di salvezza.
Con lo spettacolo vogliamo riportare al centro la vita di chi sta ai margini provando a mettere in discussione lo
sguardo pietistico e di superiorità che riserviamo ai devianti. La voce e il vissuto degli ultimi ci interpellano: come ci
poniamo di fronte al dolore dell’altro? E noi, i sani, come stiamo? E adesso, ancora, che fare?

Per approfondire, leggi l’intervista del regista Lorenzo Ponte >>