A chi tocca? Facciamo Pari e Dispari?
Pari e Dis*pari è il tema della stagione 23.24 di Fucina Culturale Machiavelli. Un titolo che ancora una volta prende ispirazione da un gioco, un gioco a cui tutta la società gioca, che potremmo chiamare anche Pari e Impari.
E se fossimo noi?
Pari e Dis*pari è un gioco con imbroglio. Pari e Dis*pari è un’auto-assoluzione senza appello, la nostra. Pari e Dis*pari è una presa di coscienza e un ribaltamento di prospettive. La necessità dell’empatia, quel “e se fossi io” che sta alla base del teatro, gioco e meccanismo che guida scelte personali che sono scelte politiche.
Un gioco di bambini ancora una volta per raccontare storie, sorteggiarle, soppesarle, attraversarle. Storie che hanno come protagonisti strani personaggi, musicisti, soldati folli, coppie minute, inquisitori e cinici lettori del presente, nostalgici dell’antichità, bambini di strada dell’altra parte del mondo e della periferia italiana, giornalisti uccisi, attivisti sospesi, giovani sognatori, cavalieri erranti.
Che suono fa un numero dispari?
Pari e Dis*pari. Dis*pari come diversi, distanti, diseguali, eppure indivisibili, come un tre o un sette. Impari di opportunità, impari di voce. Ed è proprio a questi silenzi che cerca di dar voce il nostro spazio, un teatro, una sala da concerto, una casa per la cultura, per i piccoli, per i giovani, per i meno giovani che di questo luogo hanno ricordi vividi.
Disposti a perdere, per guadagnare qualcos’altro
Guardiamo vicino e guardiamo lontano, non ci sentiamo più di stare soli nella nostra piccola provincia, e la abitiamo con le voci d’oltreoceano, con musiche scritte a migliaia di chilometri da noi, e che pure ci risuonano dentro come se fossero sempre state qui, sussurrate al nostro orecchio come una ninna nanna. È la Misa Criolla con le sue sonorità gioiose e contrastanti sulla storia della Natività, è la Morte e la Fanciulla e il rock degli Iron Maiden, è la pizzica e il suo rito laico, sono musiche scritte oggi accanto a quelle scritte tre secoli fa.
Affermazione di non disparità
Pari fa ormai rima con opportunità. Significa non solo uguaglianza nei diritti, ma effettivo accesso ad essi. Eppure accade ancora che non sia così, accade ancora che, in fondo, chi fa arte debba provenire da un certo ambiente, e chi vi assiste ne abbia già le chiavi, preferibilmente dalla nascita, altrimenti quel mondo gli resterà precluso.
Esiste musica ‘alta’ e musica ‘bassa’? Sì forse quella dello yodel e quella delle cripte. L’esclusività (o esclusione) non ha a che fare con la ricerca della bellezza, ne ha solo con il suo appassimento. Per fortuna, non si può chiudere in bacheca qualcosa di vivo, vibrante, che guizza fuori, che scivola, che si confonde e che si mescola. Che si lascia possedere da chi se ne innamora perdutamente.
Soprattutto i piccoli, con il loro sguardo colmo di meraviglia.
Cosa colma le disparità? A nostro avviso, la cultura.
Per questo, forti del ruolo essenziale che può avere un teatro per una città, ci ribelliamo ai giochi di ruolo. Nel nostro piccolo, cerchiamo di scardinare le porte della bellezza, perché vi si possa insinuare chi fortemente lo vuole, e chi ancora non sa di volerlo. Diamo le chiavi, raccontiamo la musica, ci battiamo per biglietti accessibili, eroghiamo borse di studio, attiriamo persone che vogliono alzare la propria voce, raccontare storie, (ri)portare la cultura al centro. La musica è per tutti, anche per chi non ha mai messo piede in una sala da concerto. Il teatro è aperto, anche a chi non pensava fosse per lui, anche in luoghi e momenti strani (per esempio, di notte;).
Tocca a noi. E anche a voi.
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Grazie!
Direzione Artistica
Fucina Culturale Machiavelli