torna a gran richiesta dopo i sold out della scorsa stagione la compagnia Generazione Disagio con il sequel di Dopodiché Stasera Mi Butto
19-20-21 gennaio 2018
Fucina Culturale Machiavelli
di e con
Luca Mammoli, Enrico Pittaluga, Graziano Sirressi
regista e coautore
Riccardo Pippa
scenografia
Anna Maddalena Cingi
Costumi
Daniela De Blasio, Anna Maddalena Cingi
Luci
Danilo Deiana
Organizzazione
Paola Petruzzelli
Produzione
Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse
“Noi messaggeri divini, nostalgici della tromba, del fascio di luce, dell’agnello, del cespuglio in fiamme, insomma, dell’analogico nella comunicazione, puntiamo stasera sul vis a vis, face to face, tete a tete. Dunque cari uomini dissipiamo ogni dubbio sul motivo della nostra venuta. Non aspettatevi da noi redenzione alcuna: con la vostra salvezza noi non c’entriamo una beata manna. Noi non siamo i vostri angeli custodi. Gli angeli custodi non ci sono più: sono scaduti, superati, rottamati, smantellati. Sono morti. Ora ci siamo noi, angeli tre punto zero e da oggi pregherete noi e testimonierete al mondo i nostri prodigi. Noi, a differenza degli angeli custodi, non vi conosciamo da quando siete nati, non sappiamo la vostra storia, non vi amiamo e tra un’oretta dobbiamo andare da altri protetti.”
Il nuovo spettacolo del collettivo Generazione Disagio parte da quella preghiera nichilista recitata dai protagonisti alla fine del precedente lavoro Dopodiché stasera mi butto. Karmafulminien non lascia inascoltata quella supplica e invia sul palcoscenico tre angeli, che appaiano al pubblico in tutto il loro sbiadito splendore. Tre angeli aggressivi, pessimisti, cinici e caustici che si presentano agli umani come angeli 3.0 incarnazione della spiritualità moderna.
L’uomo moderno identifica questi spiriti divini come creature funzionali alle proprie esigenze a cui votarsi per raggiungere la realizzazione dei propri desideri e bisogni terresti. Una spiritualità usa e getta e comoda come cliccare “mi piace” in un social. Nel 2015 i tre angeli sono tirati per la giacchetta solo per prendere un bel voto all’università, rimorchiare oppure vincere al superenalotto. Un interesse momentaneo per il loro operato che getta sulle “ali” sempre più fragili dei tre i mali e le brutture della vita contemporanea.