Doppia Esposizione – #Ignavia/dicembre
#IGNAVIA
Ad Ignavia, le strade non hanno nomi. Talvolta invece ne hanno più d’uno, scritti su cartelli inchiodati uno sotto l’altro, man mano che le autorità incaricate della toponomastica cambiavano idea. Ad Ignavia alcuni circolano sul lato destro, altri sul sinistro. Qui è possibile avere un paio di mogli e due o tre mariti, dal momento che a Ignavia è sempre possibile non scegliere. Nella città di ignavia non ci sono mai code davanti ai banconi delle gelaterie. Ad Ignavia si tengono ancora le elezioni, ma vengono salutate come una festa folkloristica, un ricordo dei tempi in cui la libertà di non scegliere non era ancora il valore più sacro e inviolabile. Ad Ignavia, chi assiste ad un reato può scegliere di denunciare o meno, nessuno è costretto a fare qualcosa che non si sente di fare. Nella città di Ignavia non ci sono conflitti irrisolti, perché ognuno se li risolve da sé, privatamente. Nessuno può imporre la propria volontà a nessun altro, né i padri ai figli, né i datori di lavoro ai dipendenti, non ci sono schemi, quindi non ci sono devianze: perciò la più bella e sconvolgente conquista di Ignavia è la radiazione della psichiatria dall’albo delle scienze.
Ecco i vostri contenuti!
Confusione, Londra maggio 2017.
Foto di Elisabetta Cunegatti
STAMATTINA SUL LAGHETTO DI FRONTE ALLA STAZIONE DI TRENTO
2018/Racconto breve di Francesco Lavagnoli
Stamattina sul laghetto di fronte alla stazione di Trento ho visto dei germani reali.
Galleggiavano a gruppi vicino alle sponde. A breve sarebbe passato qualcuno a gettar loro del pane vecchio.
Mentre me ne stavo a guardarli con le mani in tasca, una femmina del colore della terra è uscita dall’acqua.
Era inseguita da tre maschi, uno di questi era albino. La femmina ha ondeggiato per pochi metri poi si è
stesa sull’erba bagnata. I tre maschi l’hanno subito circondata. Quello che sembrava essere il più deciso, le
è salito sopra e ha cominciato a darsi da fare. Intanto gli altri lo beccavano sul collo verde o gli strappavano
le piume dal petto. Lo infastidirono così tanto che dovette smettere e cominciò a sbattere le ali contro
l’altro germano, quello normale. A quel punto l’albino provò ad approfittarne ma la femmina lo rifiutò. Si
gettò in acqua, alzando piccole onde irregolari. Sono rimasto a guardare i tre maschi che bisticciavano
quando è passata una signora. Mi doveva aver osservato da un po’ perché sorrideva divertita. Ho
bofonchiato qualcosa per giustificarmi, per non fare la figura del guardone. Lei, da dietro gli occhiali, mi ha
lanciato un’occhiata complice, come se avesse capito tutto. Eppure io non ho compreso fino infondo se
stesse ridendo dei germani oppure di me, che stavo ancora lì con le mani in tasca.
MIGRATION QUOTIDIENNE
2017/Poesia di Elisabetta Cunegatti
Je traverse un Kandinskij de banlieue
où les fenêtres des HLM sont carrés asymétriques,
pschitt jaunes les fleurs au printemps.
Volets fermés en carrés rouges,
volets ouverts en carrés blancs.
Sur un fond gris et bleu de nuages
façades brodées d'échafaudages
sourient métalliques au soleil.
Ainsi chaque matin mon voyage
dessine une courbe qui glisse sur les rails.
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