Il concerto d’inaugurazione della terza stagione di musica di Fucina Culturale Machiavelli, #PaesaggiSonori, si intitola Suburbia Symphony e ha come filo conduttore la strada. Tra i brani eseguiti il prossimo 18 novembre, insieme a Boccherini, Barber e Copland, ci sarà il Concerto per Beatbox, Lukasz e Orchestra, scritto per l’occasione da Stefano Soardo.
NME ci racconta come è diventato beatboxer e perché.
Conosciamo meglio uno dei nostri solisti.
Si chiama Andrea Cimitan, aka NME, è nato a Treviso ed è giovanissimo. A soli 19 anni ha già vinto il suo primo contest europeo, in Polonia, nella categoria Loopstation. A novembre sarà protagonista di un concerto che lo vede esibirsi con un’orchestra d’archi, l’Orchestra Machiavelli, in un concerto scritto apposta per lui da Stefano Soardo, all’inaugurazione della terza stagione di musica e teatro di Fucina Culturale Machiavelli, a Verona.
Andrea, raccontaci come ha iniziato a fare beatbox.
Ho cominciato circa 8 anni fa. Ero nel mio periodo Michael Jackson, ho visto il video di questo beatboxer che faceva Billie Jean e sono impazzito: come cavolo si fa? Devo imparare. Poi ho scoperto che anche Michael Jackson era beatboxer, si era creato un suo stile.
Così ho iniziato a riprodurre i primi suoni di batteria: grancassa, rullante, piatti. Ma non ho approfondito la cosa fino a qualche anno dopo, quando ho iniziato a scoprire che questa è una vera e propria arte, attorno alla quale esiste anche una community. E ho iniziato sul serio.
Insieme ad altri ragazzi di Treviso abbiamo creato un gruppo, ci chiamavamo i BEATUBER. Insieme abbiamo fatto i primi eventi e contest in giro.
In giro dove?
All’inizio feste studentesche, qualche locale, poi abbiamo organizzato anche eventi insieme a Broke e a Puppet family (scuola di ballo ndr). Poi il gruppo si è sciolto e sono entrato in gioco con Italian Beatbox Family. Sono entrato inizialmente come membro e poi anche nel direttivo, e ho conosciuto beatboxer da tutta la penisola. Nei primi contest ho iniziato a farmi un buon nome e quest’estate sono stato in Polonia, al World Beatbox Camp festival alla sua prima edizione. L’evento propone diverse competizioni aperte al pubblico, con beatboxer da tutto il mondo, compresi quelli di fama internazionale.
Qui sono riuscito a passare le selezioni in tutte le categorie, sono arrivato in finale su due categorie e ho vinto la categoria LOOPSTATION. E’ stato un bel traguardo perché era la prima volta che un beatboxer italiano riusciva ad arrivare in finale e vincerla.
Quindi adesso ti stai concentrando sulla Loopstation?
È la cosa su cui lavoro di più ultimamente, espande la mia arte. Permette di comporre musica dal vivo sulla base della tua voce e della tua musica. Ti mette in gioco con la voce, oltre che con la percussione vocale. E richiede anche qualche competenza sull’armonia, sulla composizione. Ho appena fatto il video entry per la selezione della vera competizione internazionale di Loopstation.
Quali sono le altre categorie di beatbox?
La categoria SOLO è la categoria base: sei tu, microfono e pubblico, in contest con un altro beatboxer, votati da una giuria composta da campioni. Poi ci sono le categorie TAGTEAM, in coppia, e TEAM, dai 3 ai 5 elementi.
Immagino sia importante essere molto affiatati.
Certo, ma in più per le battle solitamente ci si prepara lo show da due minuti, durata del round. L’affiatamento è fondamentale, ma anche la preparazione conta.
Cos’è la cosa che più ti attira del beatbox?
Il beatbox è un’unione tra la musica e le lingue. Mio papà mi ha fatto ascoltare tanta musica (classica, jazz, ma anche Branduardi, Battisti) e ascoltare tante lingue diverse. Capitava che chiedesse a qualche suo amico straniero di stare con me e parlarmi nella sua lingua. Ho sempre avuto facilità nell’apprendere le lingue e ho sempre avuto un ottimo orecchio musicale. Il beatbox è una fusione di entrambe le cose. E’ una forma di espressione che prevede un movimento come se stessi parlando. Stanno facendo studi ad Harvard a questo proposito: i metodi di apprendimento che si innescano e gli automatismi che si mettono in atto nell’esecuzione (non sto a pensare come muovo la bocca o come dico la erre) sono gli stessi nel bambino che impara una lingua. E’ tutta questione di entrare nel flow, come quando parlo non mi concentro sulla pronuncia delle parole ma sto nel discorso, nel senso del discorso, così quando faccio beatbox non sto a concentrarmi sula parte esecutiva ma entro nel flow, che mi viene naturale.
La scelta del beatbox all’interno di questo concerto nasce dal legame di quest’arte con la strada. Anche per te c’è stato questo legame?
Sì, le prime esibizioni, le prime volte in cui ho dimostrato che sapevo fare beatbox, sono state le situazioni insieme agli MC’S, i rapper freestyle che facevano contest per le strade e avevano bisogno di qualcuno che gli facesse da base musicale. Questa è una cosa importante perché oggi a volte i ragazzi iniziano direttamente dai video di youtube, che però rischiano di limitarti per quanto riguarda la potenza del suono. Se inizi dall’accompagnamento invece ti concentri sulla potenza, acquisti controllo sul respiro.
Il 18 dicembre farai beatbox insieme a un’orchestra classica, l’Orchestra Machiavelli. Cosa ti aspetti da Suburbia Symphony?
Mi aspetto una gran figata. Non mi sono mai messo seriamente a studiare musica quindi all’inizio non è stato semplice, non ho mai visto il mio beatbox scritto su un pentagramma, ma credo sarà molto interessante, anche perché è una sperimentazione fatta pochissime volte, e mai qui in Italia. Spero anche il pubblico resti affascinato.
Ultima domanda, che facciamo a tutti gli artisti: qual è stato il rischio più grande che hai corso?
E’ stato durante la finale di questo contest in Polonia: ho rappato in Italiano. Tutta la costruzione con la loopstation era venuta molto bene e piaceva, ma rappare in italiano era un azzardo. Appena ho iniziato hanno cominciato tutti a impazzire, a fare pogo assurdo, di quello spacca caviglie strappa magliette, anche se non capivano niente il flow era giusto. Era l’ultimo round dell’ultima battle.
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Suburbia Symphony