Sostenere la cultura nel XXI secolo
Essere sponsor di un’impresa culturale
“Con la cultura non si mangia.”
Abbiamo fatto il verso a questo famoso detto, costruendo una stagione 19.20 che dimostrasse il contrario. Portando avanti con ferma convinzione l’idea che la cultura è fondamentale per la vita dell’essere umano come lo è il nutrimento fisico.
Noi siamo la nostra cultura: siamo il risultato del luogo in cui nasciamo, dell’ambiente che ci circonda, di quello che scegliamo di vedere, di ascoltare. Siamo gli ideali che decidiamo di abbracciare e per cui ci battiamo.
Siamo quello che scegliamo di vivere.
Qualsiasi siano i libri che leggiamo, i film che vediamo, gli spettacoli a cui assistiamo, i concerti a cui andiamo, al compimento di ogni scelta aggiungiamo un tassello alla nostra unicità.
Nonostante la cultura sia il centro della nostra essenza, oggi non è scontato investire in cultura, perché spesso non se ne vede “l’utilità”.
Alla luce di questo ragionamento, si può pensare con un certo grado di ragionevolezza che supportare la cultura sia – almeno adesso, nel XXI secolo – un atto di coraggio. O di fede.
Ma se fosse un modo per guardare lontano?
Investire in cultura per investire nel futuro
Se la cultura è lo strumento che ci permette di essere chi siamo, investire in cultura significa investire nelle persone. Nel futuro.
Negli individui che popoleranno la Terra i prossimi anni.
Scegliere quindi una cultura di qualità significa scegliere di far crescere persone di valore.
Fucina Culturale Machiavelli, lo ripetiamo da tempo, non riceve finanziamenti ministeriali o regionali.
Ma produrre concerti e spettacoli, ospitare compagnie professionali, organizzare corsi e far vivere un’impresa culturale richiede risorse: umane, tecniche ed economiche.
Anche se quindi l’investimento in cultura possa sembrare – a detta di molti – rischioso, esistono imprese e fondazioni che sanno guardare lontano. Che credono nel futuro e nella cultura; che portano avanti l’idea di voler far crescere generazioni umanamente ricche e culturalmente attente.
Finanziare la cultura del territorio può sembrare un investimento che non dà un profitto immediato o un ritorno di immagine al pari di un cartellone dalle mastodontiche dimensioni. Le imprese che investono in cultura però cementificano un rapporto di fiducia tra l’azienda e il cliente, che vede nell’interesse culturale da parte del brand di riferimento i valori di cui lo stesso marchio è portatore.
Noi abbiamo avuto la fortuna di incontrare queste aziende, che nonostante il momento di crisi iniziato a marzo hanno deciso di sostenerci fino alla fine della stagione, garantendo i contributi stanziati ad inizio della stessa.
E le vogliamo ringraziare ad una ad una, per il supporto e la fiducia nel nostro lavoro.
Se i mecenati non fossero esistiti, non avremmo il patrimonio artistico di cui l’Italia è ricca.