Sono stati recentemente sul palco di Fucina con lo spettacolo Quattro Volte Andersen, impegnati da anni nella diffusione della cultura e dello spettacolo per i più piccoli con produzioni, installazioni, rassegne. Scopriamo un po’ di più il mondo pieno di sogni di Drammatico Vegetale con qualche domanda.
Che cos’è il teatro di figura per voi?
E’ uno dei linguaggi per raccontare le storie. Importante come tutti gli altri, per noi più frequentato di altri linguaggi.
Che cosa vuol dire fare teatro oggi? E perché avete scelto di rivolgervi in particolare al teatro per bambini e ragazzi?
Fare teatro per noi è riflettere sul senso della vita e offrire uno spazio di socialità ai bambini ed alle famiglie. La scelta di rivolgerci a bambini e ragazzi è maturata tanti anni fa, ed è stata in qualche modo un’evoluzione naturale nel nostro percorso artistico, determinato dal particolare momento storico vissuto nella seconda parte degli anni settanta. In quel periodo la scuola si apriva alla società e questo fatto ha condizionato positivamente le nostre scelte.
Com’è cambiato il pubblico negli anni? Condividiamo ancora lo stesso linguaggio?
Nel corso degli ultimi trent’anni il mondo è molto cambiato e con esso le relazioni sociali, immerse in un clima politico ed economico sottoposto a repentina evoluzione. Le nuove tecnologie hanno rivoluzionato le modalità di comunicazione con riflessi profondi nelle relazioni fra gli individui ed i gruppi sociali. Il teatro però ha mantenuto e rinnovato negli anni il suo ruolo di luogo di incontro e comunicazione fra le persone, nonostante la “concorrenza” dei nuovi media social. Il linguaggio teatrale, fatto di persone in carne e ossa che si parlano, si guardano e vivono un’esperienza comune in diretta, fa ancora la differenza. Evidentemente l’esperienza virtuale non sostituisce la realtà delle cose che hanno un peso, che respirano, che vivono.
Come sei/siete arrivati al teatro? Cosa vi ha fatto capire che il teatro era la vostra strada?
Al teatro siamo arrivati attraverso l’università, frequentando il Dams di Bologna nei primi anni settanta. Sotto la guida di docenti illuminati come Giuliano Scabia, Giuseppina Volpicelli, Umberto Eco abbiamo cominciato ad affiancare allo studio il fare teatro in prima persona.
Sono i bambini ed i ragazzi stessi che ci hanno fatto capire qual era la nostra strada, con le loro reazioni ai nostri spettacoli ed alle nostre proposte culturali.
Cosa volevi/volevate fare da grande?
Non ricordo di aver voluto fare il pompiere o l’astronauta da piccolo. Ho cercato di trovare un po’ alla volta come tutti un posto ed un senso in questo mondo
Un consiglio, un’idea, una citazione…che possa essere d’ispirazione per il nostro pubblico:
Fare teatro per i bambini per noi non vuol dire insegnare cosa è giusto pensare delle cose della vita. Vuol dire stimolare i bambini a pensare sulle cose della vita.