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Quattro chiacchiere con Sofija Zobina, autrice e interprete dello spettacolo Io amo Italia, che sarà in scena questo sabato 19 ottobre 2024 nel nostro Teatro Fucina Machiavelli di Verona.

Ascolta qui la versione audio:

Elisabetta: Ciao Sofia, benvenuta. Innanzitutto, vorrei chiederti di presentarti e di raccontarci dello spettacolo che porterai sul nostro palco.

Sofija: Ciao, sono Sofija Zobina, e sono un’attrice. Mi sembra di star facendo un self-tape, che, per chi non lo sapesse, sono i video di prova che gli attori fanno.

Elisabetta: hehe quindi sei abituatissima a farlo

Sofija: Esattamente. Allora, ho fatto quell’accademia che fanno gli attori per ottenere un pezzo di carta, si chiama Paolo Grassi. No, scherzavo, scherzavo. È stata un’esperienza fantastica. Non lo rifarei, ma come nessuno rifarebbe la scuola. Voglio dire, perché sono tre anni in cui dai veramente tutto.

Da lì penso di aver imparato qualcosa sulla recitazione, dato che prima non sapevo assolutamente nulla. E poi ho capito che in realtà volevo scrivere. Mi piaceva molto scrivere, soprattutto per il teatro, così ho scritto un monologo. Ma ovviamente, non per caso, perché avevo una sorta di necessità perché sono nata in Lituania, ma da una famiglia russa. Famiglia, voglio dire, mia madre, perché mio padre se n’è andato quando ero piccola. Poi l’ho incontrato di nuovo più tardi, ma questa è un’altra storia.

Elisabetta: è un altro spettacolo

Sofija: esatto, insomma sono arrivata in Italia a tre anni perché mia madre, quando era piccola, ascoltava le canzoni di Toto Cutugno, Celentano e altri. Ricchi e Poveri, e quindi aveva quest’idea dell’Italia, di questo paese, dove tutto era possibile, una sorta di America, con più sole. In Unione Sovietica dove mia madre è nata, in inverno fa molto freddo, in estate fa caldo, e quindi il mood della gente è anche diverso e mia madre vedeva quest’Italia come un posto dove c’è Albano che canta e si parla sempre d’amore.. Invece, i nostri cantanti russi erano incazzati, erano politici. Chiaramente, anche in Italia c’erano cantanti politici, ma quella musica non ci arrivava. Ma Albano è fantastico, eh!

Elisabetta: Sì niente contro Albano. Allora, abbiamo detto che vieni dal teatro, dalla Paolo Grassi, ma questo spettacolo usi molto il linguaggio della una stand-up comedy, per raccontare una storia che alla fine è seria.

Sofija: Sì, perché odio le rotture di palle. Posso dire parolacce? Sì. Ok, io odio le cose tragiche raccontate in modo tragico. E soprattutto, odio andare a teatro per vedere cose riferite a sé che non mi interessano, che sono anche tristi. Così ho detto, questo spettacolo è autoriferito, alla gente potrebbe non interessare nulla, almeno facciamolo che fa ridere.

Elisabetta: Sì quando si dice uno spettacolo che fa ridere ma anche riflettere, questo è proprio il principe. C’è tutta la parte di stand-up, ma c’è anche un forte riferimento al presente. In questo titolo, Io amo Italia, sembra che ci sia già la risposta, sembra dica ai migranti che arrivano qui: ovviamente, tu ami l’Italia, hai il sogno di venire qui, di fare una vita qui, ma l’Italia non ti ama, non ti accoglie, anzi, ti deporta in Albania.

Quindi volevo sapere se, oltre alla tua necessità, all’urgenza autobiografica, c’era anche un’urgenza che sentivi dal punto di vista dell’attualità.

Sofija: Beh, sì spesso mi riferisco al fatto che io, comunque, sono un’immigrata che va bene. Sono un’immigrata bianca, bionda e con gli occhi azzurri. Ho fatto di teatro, vengo dall’Unione Europea, perché la Lituania ora è in Unione Europea, non lo era fino al 2004. Quindi ho avuto anch’io momenti difficili ma alla fine sono un’immigrata che sta bene. Sogno che un giorno Giorgia Meloni mi dia la cittadinanza onoraria perché ho fatto un film. Ma questo è un problema perché certo io non ho avuto una situazione così tragica come chi arriva su una barca, io ho potuto studiare. E quindi lo spettacolo parla un po’ di questo, di come sia difficile trovare risorse in sé stessi.

Elisabetta: E non tutti tutti possono farlo, ovviamente. Ecco mi sembra perfetto che abbiamo toccato questo tema perché ti abbiamo scelto come apertura della nostra decima stagione…

Sofija: Oh, che bello! Oh, che bello!

Elisabetta: Sì tanti auguri a noi! La nostra decima stagione ha come tema tutto ciò che è prezioso e fragile. Abbiamo scelto questo tema che era il titolo del Padiglione del Benin alla Biennale di Venezia, ci sembrava molto adatto, perché anche il mondo della cultura, le piccole imprese culturali, i teatri in Italia, secondo noi, sono proprio così: sono fragili e preziosi. E anche se siamo arrivati al decimo anno, siamo molto lontani dall’essere arrivati, quindi non volevamo una decima stagione che fosse pomposa, ma che invece raccontasse la realtà dei fatti e ciò che sentiamo, cioè abbiamo compiuto 10 anni, siamo ancora in piedi e vivi, ma siamo ancora fragili e sempre in dubbio se faremo una prossima stagione, e al contempo che secondo noi, il teatro è sempre una realtà preziosa. Quindi, questo titolo parla un po’ di noi e del mondo della cultura in Italia in generale, e abbiamo anche scelto alcuni spettacoli che raccontavano storie che in qualche modo avevano a che fare con questo tema.

Sofijia: beh, questa è la ragione per cui il teatro esiste. Oggi, il teatro non ha una funzione come quella di una volta, quando non potevi vedere altro, c’era solo il teatro, e uno andava a teatro per vedere qualsiasi cosa. Ora il teatro è una scelta, si sceglie di andare a teatro proprio per ascoltare storie che altrimenti non troverebbero spazio.

Elisabetta: Ultimissima domanda, perché le persone dovrebbero venire a vedere questo spettacolo?

Sofijia: Beh ma perchè non è uno spettacolo ma un karaoke! Si canta! È nazional popolare ragazzi, dovete venire. È qualcosa che ti fa sentire le tue radici italiane. O almeno quelle che io penso siano le tue radici.  Ci vediamo domani sera!

I biglietti per lo spettacolo di sabato sono acquistabili cliccando qui sotto:

Io amo Italia

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