Descrizione
LO SPETTACOLO
I due passi sono quelli che Pe vorrebbe fare fuori di casa, fuori da una vita che li riduce dentro uno spazio sempre più stretto dall’arredamento essenziale, stranamente deforme, alla stregua dell’immaginario dei bimbi in fase febbricitante. «Vai tu – dice alla compagna – io ho le gambe molli», ma poi, piano piano, usando la consapevolezza del limite e l’autoironia come un grimaldello, i due riescono ad aprire la custodia del loro carillon spalancando un finale di speranza che non scade mai nella retorica. Giulietta e Romeo in miniatura possono finalmente vivere il sogno della vera vita, dove non c’è più bisogno di sfuggire ma solo di vivere, con la grazia e l’incanto di chi ha imparato ad amare il limite.
Un lavoro sincero, dall’evidente portata autobiografica, che riesce a unire personale e universale, contemporaneo e popolare, in cui s’intrecciano fragilità̀ e cinismo, determinazione, ironia e autoironia, disillusione e sogno.
NOTE DI REGIA
“…Essi si sarebbero svegliati e si sarebbero affrettati a baciarsi l’un l’altro, affrettandosi ad amare, avendo coscienza che i giorni sono brevi, che era tutto quello che rimaneva loro. Si sarebbero affrettati ad amare per spegnere la grande tristezza che era nei loro cuori(…)” F. Dostoevskij.
Vogliamo, tra le righe della poesia, farci portavoce di una generazione presa dai tarli cui è preclusa la possibilità di realizzare, con onestà e senza compromessi, le proprie ambizioni. Sentiamo pesante l’immortalità della tragica favola di Romeo e Giulietta lì dove nulla di vivo resta se non i vecchi, la cui faida e il cui egoismo, non il caso, hanno ucciso i giovani. Romeo e Giulietta potranno finalmente stare insieme ma solo nella cripta, col loro amore per l’eternità nelle statue d’oro che i carnefici eleveranno a ricordo. Abbiamo voglia di sfidare il mito e celebrare il lieto fine nella vita, o quantomeno nella speranza della stessa, e non nella morte avendo avuto la paradossale e sacrale fortuna di toccarla in vita. Così tra le piccole e grandi, tra le giustificate e ingiustificate, paure di questo percorso di conoscenza chiamato vita, per gioco e incanto, ci si abbandona al sonno vero del sogno lì dove nasce la nuova Bianca vita, progenie che darà continuità al piccolo amore, sempre custodito in ogni cuore.
CREDITI
Regia, testi ed interpretazione Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi
Scene e costumi Cinzia Muscolino
Disegno luci Roberto Bonaventura
Aiuto regia Roberto Bitto
Collaborazione Giovanna La Maestra
Produzione Carullo-Minasi
Dalle 20:00 è aperto il bar nel foyer del teatro, che vi accoglierà con spritz, birrette e stuzzichini